PENSIERI E RIFLESSIONI PER UN PELLEGRINO

Proiettati in una vita frenetica
in cui la dimensione temporale del presente è costantemente mortificata,
non pienamente vissuta,
basta fermarsi un momento
per cogliere tutto quel macrocosmo
che è racchiuso nel microcosmo dell'attimo,
dove ci sono l'infinito, la felicità e l'amore.

(Anna Rossi)

La giovinezza..


 

non è un periodo della vita, è uno stato della mente,
è la tempra della volontà, è una qualità dell’immaginazione, il vigore delle emozioni,
la predominanza del coraggio sulla timidità, del desiderio di avventura sull'apatia.

 

Nessuno invecchia solo per il fatto di aver vissuto un numero di anni:
l’individuo invecchia perché ha disertato i suoi ideali.

 

Gli anni arrugano la pelle, ma abbandonando l’entusiasmo si raggrinza l’animo.
Preoccupazioni, dubbi, pusillanimità, paura e disperazione,
questi sono i lunghi anni che fanno ripiegare il capo e inceneriscono lo spirito;
siano sessanta o sedici, vi può essere in ogni cuore l’amore per lo stupendo,
la dolce meraviglia delle stelle, la brillantezza delle cose e dei pensieri,
la coraggiosa sfida degli eventi, l’immancabile infantile curiosità e la gioia di vivere.

 

Tu sei giovane come la tua fede

e vecchio quanto il tuo dubbio,

sei giovane come la confidenza in te stesso

vecchio quanto le tue paure;

giovane come le tue speranze

e vecchio quanto il tuo abbandono.

 

Fin quando il tuo cuore riceve messaggi di bellezza,
di gioia, di coraggio, di prudenza e di potenza,
sia dalla terra, sia dall’uomo, sia dall’infinito, tu sei giovane.

 

Quando i fili sono tutti recisi e il tuo cuore
è ricoperto dalla neve del pessimismo e dal ghiaccio del cinismo,

allora tu sei vecchio davvero e

il buon Dio abbia misericordia della tua anima.

(Albert Bruce Sabin)


Camminare... sempre

 
Quando non potrai camminare veloce,
cammina.
Quando non potrai camminare,
usa il bastone.
Però, non trattenerti mai!
(Madre Teresa di Calcutta

Messaggio del Santo Padre all'incontro internazionale

"La pace è sempre possibile - Religioni e culture in dialogo"
 

Mentre mutano gli scenari della storia e i popoli sono chiamati a confrontarsi con trasformazioni profonde e talora drammatiche, si avverte sempre più la necessità che i seguaci di diverse religioni si incontrino, dialoghino, camminino insieme e collaborino per la pace, in quello “spirito di Assisi” che fa riferimento alla luminosa testimonianza di san Francesco.

Quest’anno avete scelto di fare tappa a Tirana, capitale di un Paese diventato simbolo della convivenza pacifica tra religioni diverse, dopo una lunga storia di sofferenza. E’ una scelta che condivido, come ho manifestato con la visita da me compiuta a Tirana nel settembre dello scorso anno. Ho voluto scegliere l’Albania come primo tra i Paesi europei da visitare, proprio per incoraggiare il cammino di convivenza pacifica dopo le tragiche persecuzioni subite dai credenti albanesi nel secolo scorso. Il lungo elenco di martiri parla ancora oggi di quel periodo oscuro, ma parla anche della forza della fede che non si lascia piegare dalla prepotenza del male. In nessun altro Paese al mondo è stata così forte la decisione di escludere Dio dalla vita di un popolo: anche solo un segno religioso era sufficiente per essere puniti con la prigione se non con la morte. Tale tristissimo primato ha segnato profondamente il popolo albanese, fino al momento della ritrovata libertà, quando i membri delle diverse comunità religiose, provati dalla comune sofferenza patita,si sono ritrovati a vivere insieme in pace.

Per questo, cari amici, vi sono particolarmente grato per aver scelto l’Albania. Vorrei oggi ribadire assieme a voi quanto affermavo lo scorso anno a Tirana: «La pacifica e fruttuosa convivenza tra persone e comunità appartenenti a religioni diverse è non solo auspicabile, ma concretamente possibile e praticabile. La pacifica convivenza tra le differenti comunità religiose, infatti, è un bene inestimabile per la pace e per lo sviluppo armonioso di un popolo. E’ un valore che va custodito e incrementato ogni giorno, con l’educazione al rispetto delle differenze e delle specifiche identità aperte al dialogo ed alla collaborazione per il bene di tutti, con l’esercizio della conoscenza e della stima gli uni degli altri. È un dono che va sempre chiesto al Signore nella preghiera». E’ questo lo spirito di Assisi: vivere insieme in pace, ricordando che la pace e la convivenza hanno un fondamento religioso.

La preghiera è sempre alla radice della pace!

E proprio perché ha il suo fondamento in Dio, “la pace è sempre possibile”, come afferma il titolo del vostro Incontro di quest’anno. E’ necessario riaffermare tale verità soprattutto oggi, mentre in alcune parti del mondo sembrano prevalere le violenze, le persecuzioni e i soprusi contro la libertà religiosa, insieme alla rassegnazione di fronte ai conflitti che si trascinano. Non dobbiamo mai rassegnarci alla guerra! E non possiamo restare indifferenti di fronte a chi soffre per la guerra e la violenza. Per questo ho scelto come tema della prossima Giornata Mondiale della pace: “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”.

Ma è violenza anche alzare muri e barriere per bloccare chi cerca un luogo di pace. E’ violenza respingere indietro chi fugge da condizioni disumane nella speranza di un futuro migliore. E’ violenza scartare bambini e anziani dalla società e dalla stessa vita! E’ violenza allargare il fossato tra chi spreca il superfluo e chi manca del necessario!

In questo nostro mondo, la fede in Dio ci fa credere e ci fa gridare a voce alta che la pace è possibile. E’ la fede che ci spinge a confidare in Dio e non rassegnarci all’opera del male. Come credenti siamo chiamati a riscoprire quella vocazione universale alla pace deposta nel cuore delle nostre diverse tradizioni religiose, e a riproporla con coraggio agli uomini e alle donne del nostro tempo. E ribadisco quel che dissi a tale proposito sempre a Tirana parlando ai leader religiosi: «La religione autentica è fonte di pace e non di violenza! Nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza! Uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio! Discriminare in nome di Dio è inumano».


Papa Francesco - Tirana, 6 settembre 2015
Laudato si'
 
«Se noi ci accostiamo alla natura e all'ambiente senza …
apertura allo stupore e alla meraviglia,
se non parliamo più il linguaggio della fraternità
e della bellezza nella nostra relazione con il mondo,
i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore,
del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali,
incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati.
Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste,
la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea» (11). 
(Papa Francesco - Enciclica "Laudato si')

il Cammino di Santiago
 
"Attraverso il Cammino l'uomo traccia
la storia della ricerca incessante che fa di se stesso,
travalicando i suoi stessi limiti fisici,
per proiettarsi in una dimensione spirituale
in cui solo può sentirsi appagato"
 (Anna Rossi)

In cammino

 

Anche tu se vuoi diventare grande devi lottare fino allo spasimo contro i tuoi contrasti:
essi conducono innanzitutto a Dio.

È la sola via che esista.

Ed è per questo che la sofferenza accettata ti accresce.

Ma ci sono alberi deboli che la tempesta di sabbia non può plasmare.
Ci sono uomini fiacchi, incapaci di superarsi.

Di una felicità mediocre fanno la loro felicità, dopo aver soffocato la parte migliore di sé.
Essi si fermano in una locanda per tutta la vita. Si coprono d’infamia.
Non m’importa di ciò che fanno costoro, non m’importa se vivono.
Essi chiamano felicità il marcire sulle loro misere provviste.
Rifiutano di avere dei nemici al di fuori di sé e dentro di sé.
Rinunciano ad ascoltare la voce di Dio che è necessità, ricerca e sete indicibile.
 

(Antoine de Saint-Exupéry)

Camminare
 
... è uno straordinario esercizio di libertà
che conduce a guardarci dentro
mentre entriamo in relazione con il mondo,
eliminando ciò che è superfluo.
E' una filosofia della vita che ci riporta all'essenziale"
 (Anna Rossi, in occasione della sua 50a Camminata)

About

La bellezza di camminare

ecco alcuni brani tratti dal libro di David Le Breton:

Il mondo a piedi. Elogio della marcia

 

"Camminare significa aprirsi al mondo. L'atto del camminare riporta l'uomo alla coscienza felice della propria esistenza, immerge in una forma attiva di meditazione che sollecita la piena partecipazione di tutti i sensi (...) Spesso camminare è un espediente per riprendere contatto con noi stessi! [...]

Camminare è un modo tranquillo per reinventare il tempo e lo spazio. Prevede uno stato d'animo, una lieta umiltà davanti al mondo, un'indifferenza alla tecnica e ai moderni mezzi di trasporto o, quantomeno, un senso di relatività delle cose; Fa nascere l'amore per la semplicità, per la lenta fruizione del tempo. [...]

Camminare riduce l'immensità del mondo alle dimensioni del corpo. [...]

Camminare è un metodo per calarsi nel mondo, per compenetrarsi della natura, per mettersi in contatto con un universo che rimane inaccessibile alle normali modalità di conoscenza e di percezione. Con il proseguire del cammino, il viaggiatore allarga lo sguardo sul mondo, immerge il suo corpo in una nuova condizione. [...]

Sicché un cammino non è necessariamente prigioniero di una vasta geografia, può anche compiersi in uno spazio ristretto, perché ciò che conta è soprattutto la qualità dello sguardo. [...]

Camminare è un modo per decondizionare lo sguardo, incide un percorso non solo nello spazio ma anche nell'intimo, conduce a percorrere le sinuosità del mondo e del proprio essere in uno stato di ricettività, di alleanza. Geografia dell'esterno che si congiunge a quella dell'interno svincolandola dalle normali costrizioni sociali; "la bella strada color lavanda impallidisce a ogni secondo. Nessuno l'ha mai percorsa, anch'essa é nata con il giorno. E il villaggio là in fondo non attende che Voi per risvegliarsi all'esistenza (Roud 1984)".

Itaca

 

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d'incontri
se il pensiero resta alto e il sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga
che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche aromi
penetranti d'ogni sorta, più aromi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo,per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

(Konstantinos Kavafis)

In questa poesia di Kavafis c'è quasi tutto quel che si può dire sul camminare:
idee e pensieri, esperienze e stati d'animo, aspettative e promesse, timori e tremori.

Una poesia in cui il cammino diviene la meta.

Il movimento nel cammino


“… il movimento nel cammino…

Camminare: «Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore» (Is 2,5). Questa è la prima cosa che Dio ha detto ad Abramo: Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile.

Camminare: la nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non va.

Camminare: sempre, in presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo, nella sua promessa.

Camminare: … nel camminare … a volte ci sono scosse, ci sono movimenti che non sono proprio movimenti del cammino: sono movimenti che ci tirano indietro.

Io vorrei che tutti … abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare... cosi sia!”

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Giovedì, 14 marzo 2013

Elogio dei piedi

(Erri De Luca)
 

Perché reggono l’intero peso.
Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.
Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.
Perché portano via.
Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato.E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.
Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.
Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.
Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.
Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.
Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.
Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.
Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.
Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.
Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.
Perché non sanno accusare e non impugnano armi.
Perché sono stati crocefissi.
Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’appoggio.
Perché, come le capre, amano il sale.
Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.

Canta e Cammina

O alleluia di sicurezza e di pace!
Là nessuno ci sarà nemico,
là non perderemo mai nessun amico.
Ivi risuoneranno le lodi di Dio.
Certo risuonano anche ora qui.
Qui però nell'ansia, mentre lassù nella tranquillità.
Qui cantiamo da morituri, lassù da immortali.
Qui nella speranza, lassù nella realtà.
Qui da esuli e pellegrini, lassù nella patria.
Cantiamo pure ora, non tanto per goderci il riposo,
quanto per sollevarci dalla fatica.
Cantiamo da viandanti.
Canta, ma cammina.
Canta per alleviare le asprezze della marcia,
ma cantando non indulgere nella pigrizia.
Canta e cammina.
Che significa camminare?
Andare avanti nel bene, progredire nella santità...
alcuni progrediscono sì, ma nel male.
Se progredisci è segno che cammini,
ma devi camminare nel bene,
devi avanzare nella retta fede,
devi progredire nella santità.
CANTA e CAMMINA.

Dai "Discorsi" di Sant'Agostino

Dal libro dei Proverbi

(30, 18-19)

Tre cose mi sono difficili,
anzi quattro, che io non comprendo:
il sentiero dell'aquila nell'aria,
il sentiero del serpente sulla roccia,
il sentiero della nave in alto mare,
il sentiero dell'uomo in una giovane.

About

C'è un solo viaggio possibile…

…quello che facciamo nel nostro mondo interiore.
Non credo che si possa viaggiare di più nel nostro pianeta.
Così come non credo che si viaggi per tornare.
L'uomo non può tornare mai allo stesso punto da cui è partito,
perché, nel frattempo, lui stesso è cambiato.
Da sé stessi non si può fuggire.
Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio.
Portiamo con noi la casa della nostra anima,
come fa una tartaruga con la sua corazza.
In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo
è per l'uomo un viaggio simbolico.
Ovunque vada è la propria anima che sta cercando.
Per questo l'uomo deve poter viaggiare.

(A. Tarkowsky)

Il fine

 
Hai aderito al Signore,
sei giunto al termine della strada: rimarrai in patria.
Cercate di comprendere!
Qualcuno va in cerca del denaro: ma questo non sia il tuo fine;
devi passare oltre come il pellegrino.
Cerca la strada per dove passare, non il posto dove rimanere.
Se tu ami il denaro, sei imbrigliato nell'avarizia;
l'avarizia sarà la catena ai tuoi piedi e non puoi più avanzare.
Passa dunque oltre questo ostacolo; cerca la fine del viaggio.
Tu cerchi la salute del corpo ma anche qui non arrestarti.
Che cosa è questa salute del corpo,
che può essere distrutta dalla morte, indebolita dalla malattia? Instabile, mortale, fluida.
Cercala, ma affinché una salute precaria
non ti impedisca di compiere opere buone.
Il tuo fine dunque non è qui;
la salute infatti viene cercata in vista del fine.
Tutto ciò che noi cerchiamo in vista di un altro bene, non costituisce il fine;
tutto ciò che si cerca per se stesso e senza uno scopo di utilità, quello è il fine.
(Sant'Agostino - Lettera a Giovanni)

Preghiera della strada

 

aprimi, o Signore, il sentiero della vita e guidami sulle strade dei tuoi desideri;
insegnami i luoghi della tua dimora e fai risplendere ai miei occhi la méta delle mie fatiche.

Dammi di capire questa inquietudine che mi fa uomo della strada,
questa curiosità che mi fa investigatore di bellezza,
questa gioia che mi dà il gusto della vita e la volontà di fare del bene sulla terra.

Dammi di capire la bellezza delle cose e la Parola che Tu esprimi a mio insegnamento dalle loro profondità.

Donami di comprendere la bontà delle cose di saperne rettamente usare per la tua gloria e per la mia felicità.

La mia preghiera, il mio canto, il mio lavoro, tutta la mia vita siano espressioni di riconoscenza verso di Te.

Concedimi di capire gli uomini che incontro sul mio cammino,
e il dolore che nascondono, e quelli che dividono con me la fatica della strada,
l'amore dell'avventura, la soddisfazione della scoperta;
dammi il dono della vera amicizia e della vera allegria;
fammi cordiale, attento, magnanimo, puro, misericordioso.

Fammi sentire la voce della strada;
quella che mi invita sulle vie del mondo a conoscere sempre più i segni del tuo amore:
quella che batte il cammino dei cuori,
quella che conosce il sentiero delle altezze dove Tu abiti nello splendore della verità.

Lontano da te e dalle tue vie, fammi sentire la inutilità del tutto,
il silenzio e la sordità delle cose e il desiderio della casa.
A questa casa dammi di poter giungere dove tu per tutti i santi sei bellezza vera,
luce in creata, amore pieno, riposo perfetto.
Amen!
(Anonimo)