non è un periodo della vita, è uno stato della mente,
è la tempra della volontà, è una qualità dell’immaginazione, il vigore delle emozioni,
la predominanza del coraggio sulla timidità, del desiderio di avventura sull'apatia.
Nessuno invecchia solo per il fatto di aver vissuto un numero di anni:
l’individuo invecchia perché ha disertato i suoi ideali.
Gli anni arrugano la pelle, ma abbandonando l’entusiasmo si raggrinza l’animo.
Preoccupazioni, dubbi, pusillanimità, paura e disperazione,
questi sono i lunghi anni che fanno ripiegare il capo e inceneriscono lo spirito;
siano sessanta o sedici, vi può essere in ogni cuore l’amore per lo stupendo,
la dolce meraviglia delle stelle, la brillantezza delle cose e dei pensieri,
la coraggiosa sfida degli eventi, l’immancabile infantile curiosità e la gioia di vivere.
Tu sei giovane come la tua fede
e vecchio quanto il tuo dubbio,
sei giovane come la confidenza in te stesso
vecchio quanto le tue paure;
giovane come le tue speranze
e vecchio quanto il tuo abbandono.
Fin quando il tuo cuore riceve messaggi di bellezza,
di gioia, di coraggio, di prudenza e di potenza,
sia dalla terra, sia dall’uomo, sia dall’infinito, tu sei giovane.
Quando i fili sono tutti recisi e il tuo cuore
è ricoperto dalla neve del pessimismo e dal ghiaccio del cinismo,
allora tu sei vecchio davvero e
il buon Dio abbia misericordia della tua anima.
(Albert Bruce Sabin)
Messaggio del Santo Padre all'incontro internazionale
"La pace è sempre possibile - Religioni e culture in dialogo"Mentre mutano gli scenari della storia e i popoli sono chiamati a confrontarsi con trasformazioni profonde e talora drammatiche, si avverte sempre più la necessità che i seguaci di diverse religioni si incontrino, dialoghino, camminino insieme e collaborino per la pace, in quello “spirito di Assisi” che fa riferimento alla luminosa testimonianza di san Francesco.
Quest’anno avete scelto di fare tappa a Tirana, capitale di un Paese diventato simbolo della convivenza pacifica tra religioni diverse, dopo una lunga storia di sofferenza. E’ una scelta che condivido, come ho manifestato con la visita da me compiuta a Tirana nel settembre dello scorso anno. Ho voluto scegliere l’Albania come primo tra i Paesi europei da visitare, proprio per incoraggiare il cammino di convivenza pacifica dopo le tragiche persecuzioni subite dai credenti albanesi nel secolo scorso. Il lungo elenco di martiri parla ancora oggi di quel periodo oscuro, ma parla anche della forza della fede che non si lascia piegare dalla prepotenza del male. In nessun altro Paese al mondo è stata così forte la decisione di escludere Dio dalla vita di un popolo: anche solo un segno religioso era sufficiente per essere puniti con la prigione se non con la morte. Tale tristissimo primato ha segnato profondamente il popolo albanese, fino al momento della ritrovata libertà, quando i membri delle diverse comunità religiose, provati dalla comune sofferenza patita,si sono ritrovati a vivere insieme in pace.
Per questo, cari amici, vi sono particolarmente grato per aver scelto l’Albania. Vorrei oggi ribadire assieme a voi quanto affermavo lo scorso anno a Tirana: «La pacifica e fruttuosa convivenza tra persone e comunità appartenenti a religioni diverse è non solo auspicabile, ma concretamente possibile e praticabile. La pacifica convivenza tra le differenti comunità religiose, infatti, è un bene inestimabile per la pace e per lo sviluppo armonioso di un popolo. E’ un valore che va custodito e incrementato ogni giorno, con l’educazione al rispetto delle differenze e delle specifiche identità aperte al dialogo ed alla collaborazione per il bene di tutti, con l’esercizio della conoscenza e della stima gli uni degli altri. È un dono che va sempre chiesto al Signore nella preghiera». E’ questo lo spirito di Assisi: vivere insieme in pace, ricordando che la pace e la convivenza hanno un fondamento religioso.
La preghiera è sempre alla radice della pace!
E proprio perché ha il suo fondamento in Dio, “la pace è sempre possibile”, come afferma il titolo del vostro Incontro di quest’anno. E’ necessario riaffermare tale verità soprattutto oggi, mentre in alcune parti del mondo sembrano prevalere le violenze, le persecuzioni e i soprusi contro la libertà religiosa, insieme alla rassegnazione di fronte ai conflitti che si trascinano. Non dobbiamo mai rassegnarci alla guerra! E non possiamo restare indifferenti di fronte a chi soffre per la guerra e la violenza. Per questo ho scelto come tema della prossima Giornata Mondiale della pace: “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”.
Ma è violenza anche alzare muri e barriere per bloccare chi cerca un luogo di pace. E’ violenza respingere indietro chi fugge da condizioni disumane nella speranza di un futuro migliore. E’ violenza scartare bambini e anziani dalla società e dalla stessa vita! E’ violenza allargare il fossato tra chi spreca il superfluo e chi manca del necessario!
In questo nostro mondo, la fede in Dio ci fa credere e ci fa gridare a voce alta che la pace è possibile. E’ la fede che ci spinge a confidare in Dio e non rassegnarci all’opera del male. Come credenti siamo chiamati a riscoprire quella vocazione universale alla pace deposta nel cuore delle nostre diverse tradizioni religiose, e a riproporla con coraggio agli uomini e alle donne del nostro tempo. E ribadisco quel che dissi a tale proposito sempre a Tirana parlando ai leader religiosi: «La religione autentica è fonte di pace e non di violenza! Nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza! Uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio! Discriminare in nome di Dio è inumano».
Anche tu se vuoi diventare grande devi lottare fino allo spasimo contro i tuoi contrasti:
essi conducono innanzitutto a Dio.
È la sola via che esista.
Ed è per questo che la sofferenza accettata ti accresce.
Ma ci sono alberi deboli che la tempesta di sabbia non può plasmare.
Ci sono uomini fiacchi, incapaci di superarsi.
Di una felicità mediocre fanno la loro felicità, dopo aver soffocato la parte migliore di sé.
Essi si fermano in una locanda per tutta la vita. Si coprono d’infamia.
Non m’importa di ciò che fanno costoro, non m’importa se vivono.
Essi chiamano felicità il marcire sulle loro misere provviste.
Rifiutano di avere dei nemici al di fuori di sé e dentro di sé.
Rinunciano ad ascoltare la voce di Dio che è necessità, ricerca e sete indicibile.
(Antoine de Saint-Exupéry)
ecco alcuni brani tratti dal libro di David Le Breton:
Il mondo a piedi. Elogio della marcia
"Camminare significa aprirsi al mondo. L'atto del camminare riporta l'uomo alla coscienza felice della propria esistenza, immerge in una forma attiva di meditazione che sollecita la piena partecipazione di tutti i sensi (...) Spesso camminare è un espediente per riprendere contatto con noi stessi! [...]
Camminare è un modo tranquillo per reinventare il tempo e lo spazio. Prevede uno stato d'animo, una lieta umiltà davanti al mondo, un'indifferenza alla tecnica e ai moderni mezzi di trasporto o, quantomeno, un senso di relatività delle cose; Fa nascere l'amore per la semplicità, per la lenta fruizione del tempo. [...]
Camminare riduce l'immensità del mondo alle dimensioni del corpo. [...]
Camminare è un metodo per calarsi nel mondo, per compenetrarsi della natura, per mettersi in contatto con un universo che rimane inaccessibile alle normali modalità di conoscenza e di percezione. Con il proseguire del cammino, il viaggiatore allarga lo sguardo sul mondo, immerge il suo corpo in una nuova condizione. [...]
Sicché un cammino non è necessariamente prigioniero di una vasta geografia, può anche compiersi in uno spazio ristretto, perché ciò che conta è soprattutto la qualità dello sguardo. [...]
Camminare è un modo per decondizionare lo sguardo, incide un percorso non solo nello spazio ma anche nell'intimo, conduce a percorrere le sinuosità del mondo e del proprio essere in uno stato di ricettività, di alleanza. Geografia dell'esterno che si congiunge a quella dell'interno svincolandola dalle normali costrizioni sociali; "la bella strada color lavanda impallidisce a ogni secondo. Nessuno l'ha mai percorsa, anch'essa é nata con il giorno. E il villaggio là in fondo non attende che Voi per risvegliarsi all'esistenza (Roud 1984)".
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d'incontri
se il pensiero resta alto e il sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga
che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche aromi
penetranti d'ogni sorta, più aromi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo,per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
(Konstantinos Kavafis)
In questa poesia di Kavafis c'è quasi tutto quel che si può dire sul camminare:
idee e pensieri, esperienze e stati d'animo, aspettative e promesse, timori e tremori.
Una poesia in cui il cammino diviene la meta.
“… il movimento nel cammino…
Camminare: «Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore» (Is 2,5). Questa è la prima cosa che Dio ha detto ad Abramo: Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile.
Camminare: la nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non va.
Camminare: sempre, in presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo, nella sua promessa.
Camminare: … nel camminare … a volte ci sono scosse, ci sono movimenti che non sono proprio movimenti del cammino: sono movimenti che ci tirano indietro.
Io vorrei che tutti … abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare... cosi sia!”
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Giovedì, 14 marzo 2013
(Erri De Luca)
aprimi, o Signore, il sentiero della vita e guidami sulle strade dei tuoi desideri;
insegnami i luoghi della tua dimora e fai risplendere ai miei occhi la méta delle mie fatiche.
Dammi di capire questa inquietudine che mi fa uomo della strada,
questa curiosità che mi fa investigatore di bellezza,
questa gioia che mi dà il gusto della vita e la volontà di fare del bene sulla terra.
Dammi di capire la bellezza delle cose e la Parola che Tu esprimi a mio insegnamento dalle loro profondità.
Donami di comprendere la bontà delle cose di saperne rettamente usare per la tua gloria e per la mia felicità.
La mia preghiera, il mio canto, il mio lavoro, tutta la mia vita siano espressioni di riconoscenza verso di Te.
Concedimi di capire gli uomini che incontro sul mio cammino,
e il dolore che nascondono, e quelli che dividono con me la fatica della strada,
l'amore dell'avventura, la soddisfazione della scoperta;
dammi il dono della vera amicizia e della vera allegria;
fammi cordiale, attento, magnanimo, puro, misericordioso.
Fammi sentire la voce della strada;
quella che mi invita sulle vie del mondo a conoscere sempre più i segni del tuo amore:
quella che batte il cammino dei cuori,
quella che conosce il sentiero delle altezze dove Tu abiti nello splendore della verità.
Lontano da te e dalle tue vie, fammi sentire la inutilità del tutto,
il silenzio e la sordità delle cose e il desiderio della casa.
A questa casa dammi di poter giungere dove tu per tutti i santi sei bellezza vera,
luce in creata, amore pieno, riposo perfetto. Amen!
(Anonimo)